NAKED


AUTHOR
Samuele Casavecchia


Mi specchio. Mi sfilo la maglia. Mi specchio. Sbottono i jeans a vita alta che hanno segnato la pelle. Mi specchio. Tolgo i calzini. Mi specchio. Lascio scendere le mutande lungo le gambe. Mi specchio. Mi specchio. Mi specchio. Penso a cosa penserebbe lo specchio se pensasse. Penserebbe quello che penso io pensandomi? A volte mi stacco dal mio corpo. Lui si muove e io sto altrove. Giro lo sguardo, poi torno allo specchio. Ma quanto mi specchio? Perché mi specchio? A volte vedo un contenitore vuoto e mi fa paura. A volte vedo quello di cui lo hanno riempito e mi fa più paura. A volte ripenso alle parole che ci hanno scritto sopra. Arrivo quasi a visualizzarle. Come quando nei libri di cucina sezionano in parti il cadavere di qualche povera bestia da macello per dare i nomi ai diversi tagli.

FILETTO

FESA
SMAGLIATURE
SPALLA
CICATRICE
TESTINA
TETTINE

CULO A PERA
CAZZO PICCOLO
BIANCOSTATO
CELLULITE
PANCETTA
MUSCOLO
MANI BRUTTE
SCUCCHIA
OSSIBUCHI
OCCHI A SPILLO
GAMBE A X

Parti espropriate ed etichettate ed esposte su un banco frigo per l’appagamento di un pubblico abituato a mangiarmi con occhi e bocca e poi cacarmi fuori come scarto. Un corpo espulso dall’apparato digerente della società. Penso ai mille cliché motivazionali che compaiono nel mio feed di Instagram tipo -quando ti ami ti ama anche chi ti sta intorno-. BELLA MERDA! Dopo avere vissuto in un mondo che ci costringe a pensare che i nostri corpi siano sbagliati, dobbiamo pure accollarci lo sforzo di amarci per convincere altre persone di essere meritevoli delle loro attenzioni? Puro victim blaming di una società che trae profitto dal nostro desiderio di cambiare.

Scuoto la testa ed entro in doccia. Chiudo gli occhi. Lascio scorrere l’acqua su questo corpo così tormentato. Mi scorre addosso e disegna confini diversi da quelli che vedo normalmente. Lava via i vizi e l'insistenza di un mondo soffocante. Mi insapono e sento sotto le dita tutta la forza dei miei spigoli e delle mie morbidezze. Esploro panorami nuovi fra le pieghe e le increspature della carne. Ricucio quei tagli da banco frigo con un abbraccio.

Esco dalla doccia. Mi specchio. Sgocciolo. Mi specchio. Mi vedo. Sorrido.



Words by Lorenzo Benedetti Regnini
Post coordination by Vincent Urbani